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- Povertà estrema: colpisce quasi il 40% delle comunità indigene.
- Malnutrizione: il 47% dei bambini sotto i 5 anni ne soffre.
- Medici del Mondo ha assistito 42.874 persone nel 2022.
Guatemala: Un paese segnato dalla storia e dalle disuguaglianze
Il Guatemala, pur essendo il centro economico più grande dell’America centrale, si confronta con una realtà sconcertante: un livello di disuguaglianza tra i più elevati al mondo. Questa disparità strutturale impedisce alla crescita economica di tradursi in una riduzione della povertà, generando un divario economico e sociale sempre più ampio. Le comunità indigene sono particolarmente colpite, con una percentuale di povertà estrema che sfiora il 40%. Questo dato allarmante pone il Guatemala al quarto posto a livello globale per tasso di malnutrizione cronica, il primo in America Latina. La malnutrizione cronica infantile, con conseguente ritardo nella crescita, affligge il 47% dei bambini sotto i cinque anni, salendo al 58% tra i bambini indigeni e al 66% nel quintile di reddito più basso.
La pandemia di Covid-19 ha bruscamente interrotto tre decenni di crescita economica in Guatemala. Le misure restrittive, come la chiusura delle frontiere e lo stato di emergenza, hanno acuito problematiche strutturali preesistenti, tra cui la violenza contro le donne, le limitazioni nell’accesso alla giustizia, il divario nei servizi sanitari, la dispersione scolastica e l’insicurezza alimentare. Nonostante una ripresa economica nel 2021, trainata da un flusso record di rimesse, la popolazione colpita dagli uragani Eta e Iota fatica a recuperare una parvenza di normalità, con rischi persistenti. La crisi sanitaria è tutt’altro che conclusa e continua a generare tensione nel sistema sanitario e nella popolazione.
Medici del Mondo opera in Guatemala dal 1994, fornendo assistenza e accompagnamento ai rimpatriati guatemaltechi precedentemente rifugiati in Messico. L’organizzazione lavora in diverse aree del paese, concentrandosi sul rafforzamento della salute pubblica, con particolare attenzione ai diritti umani. Attualmente, il fulcro del lavoro si concentra sulla migrazione, gli spostamenti forzati e i diritti sessuali e riproduttivi, senza trascurare la prevenzione della violenza contro le donne. Nel 2022, Medici del Mondo ha assistito direttamente 42.874 persone, tra migranti, donne sopravvissute alla violenza di genere, bambini non accompagnati, famiglie a rischio di fame stagionale e bambini affetti da malnutrizione. L’organizzazione si impegna inoltre a rafforzare il sistema sanitario pubblico e a fornire assistenza legale, sanitaria fisica, mentale e psicosociale. Un’attenzione particolare è rivolta al supporto psicologico e psicosociale sia per il personale sanitario, esposto a stress aggiuntivo, sia per la popolazione colpita da violenza di genere e migrazione.
Il trauma collettivo del conflitto armato e le sue conseguenze
I disturbi della salute mentale sono in aumento a livello globale, con circa il 20% dei bambini e degli adolescenti che soffrono di disturbi mentali. Il suicidio rappresenta la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni. Nelle situazioni post-belliche, circa una persona su cinque sviluppa disturbi mentali. Questi disturbi possono avere un impatto significativo su vari aspetti della vita, come il rendimento scolastico o lavorativo, le relazioni familiari e sociali. La depressione e l’ansia, due dei disturbi mentali più comuni, costano all’economia globale 1.000 miliardi di dollari all’anno. Nonostante ciò, la spesa pubblica globale per la salute mentale è inferiore al 2%. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) considera la salute mentale una componente essenziale della salute generale e una condizione fondamentale per il benessere individuale e il funzionamento della comunità.
Il programma “Todos por el Reencuentro” della Liga guatemalteca de Higiene Mental, supportato da AMCA dal 2022, è stato sviluppato per la ricerca e il ricongiungimento dei bambini scomparsi durante il conflitto armato interno in Guatemala (1960–1996). Iniziato il 20 maggio 1999, il programma ha effettuato quasi 600 ricongiungimenti di bambini scomparsi, oggi adulti, e ha documentato più di 1.100 casi di persone scomparse. L’obiettivo è fornire accompagnamento psicosociale ai parenti e agli scomparsi, ridurre il danno emotivo causato dal trauma della sparizione, promuovere la richiesta di giustizia e verità e sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dei bambini scomparsi. Circa il 70% delle persone che denunciano le sparizioni sono donne, e il 90% appartiene a diverse etnie del popolo Maya.
Pro-Búsqueda, in El Salvador, è un’organizzazione di parenti e vittime della sparizione forzata di bambini durante il conflitto armato 1980–1992. La sua missione è la ricerca e il ricongiungimento familiare dei bambini scomparsi con la forza, promuovendo il diritto alla verità, alla giustizia e alla riparazione integrale. AMCA supporta le attività di accompagnamento alle famiglie vittime della sparizione forzata, offrendo supporto psicologico e sociale. Alla fine del 2022, Pro-Búsqueda aveva registrato 1022 casi, risolvendone 459, di cui 286 giovani ricongiunti alla loro famiglia biologica.

Strategie di resilienza e iniziative comunitarie
In El Salvador, AMCA supporta un progetto promosso dall’associazione delle comunità per lo sviluppo di Chalatenango, volto a rafforzare l’organizzazione comunitaria delle donne e a promuovere spazi per la formazione e la cura di sé. La violenza e le catastrofi naturali causano molteplici traumi psichici, in particolare per le donne che svolgono la maggior parte dei lavori domestici e si prendono cura dei figli, delle madri e dei padri. Dopo le guerre civili, con la crudele repressione e il rapimento di tanti bambini, hanno dovuto affrontare la criminalità comune, la rottura delle reti sociali a causa della migrazione e varie catastrofi naturali. I servizi governativi per la salute mentale sono praticamente inesistenti, rendendo fondamentale il sostegno e il rafforzamento delle iniziative autogestite e delle organizzazioni sociali.
L’approccio dell’etnopsichiatria, che considera il contesto culturale nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi mentali, si rivela particolarmente efficace nel lavoro con le comunità indigene. La comprensione delle credenze, dei valori e delle pratiche tradizionali è essenziale per fornire un supporto adeguato e culturalmente sensibile. L’integrazione di guaritori tradizionali e pratiche ancestrali nel sistema sanitario può contribuire a rafforzare la fiducia e l’accettazione dei servizi di salute mentale.
Le strategie di resilienza comunitaria si basano sulla creazione di reti di supporto sociale, sulla promozione della partecipazione attiva dei membri della comunità e sulla valorizzazione delle risorse locali. Le attività di sensibilizzazione e di educazione alla salute mentale contribuiscono a ridurre lo stigma e a promuovere la ricerca di aiuto. I gruppi di auto-aiuto e le attività ricreative offrono spazi sicuri per la condivisione delle esperienze e per lo sviluppo di abilità di coping.
L’adozione di un approccio olistico alla salute mentale, che consideri gli aspetti fisici, emotivi, sociali e spirituali del benessere, è fondamentale per promuovere la guarigione e la resilienza. L’integrazione di pratiche come la mindfulness, lo yoga e la meditazione può contribuire a ridurre lo stress e a migliorare la regolazione emotiva. L’arte e la creatività possono essere utilizzate come strumenti terapeutici per esprimere emozioni, elaborare traumi e promuovere la connessione sociale.
Verso un futuro di speranza e guarigione
Affrontare le sfide della salute mentale in Guatemala richiede un impegno collettivo e una visione a lungo termine. È necessario investire in servizi di salute mentale accessibili, di qualità e culturalmente appropriati, formando operatori sanitari locali e integrando le pratiche tradizionali nel sistema sanitario. È fondamentale combattere lo stigma associato alle malattie mentali attraverso campagne di sensibilizzazione e di educazione, promuovendo la comprensione e l’accettazione.
Il rafforzamento delle reti di supporto sociale e la promozione della partecipazione attiva dei membri della comunità sono elementi chiave per costruire la resilienza e per creare un ambiente di cura e di sostegno. Le iniziative di sviluppo economico e sociale, che mirano a ridurre la povertà e le disuguaglianze, possono contribuire a migliorare la salute mentale e il benessere generale della popolazione.
La giustizia riparativa, che si concentra sulla riparazione del danno causato dal trauma e sulla promozione della riconciliazione, può svolgere un ruolo importante nel processo di guarigione delle comunità colpite dal conflitto armato. Il riconoscimento della verità, la memoria storica e la celebrazione della cultura e dell’identità indigena possono contribuire a rafforzare l’autostima e la resilienza.
È essenziale promuovere la collaborazione tra il governo, le organizzazioni non governative, le comunità locali e il settore privato per creare un sistema di salute mentale integrato e sostenibile. La trasparenza, la responsabilità e la partecipazione sono principi fondamentali per garantire che i servizi e le politiche siano efficaci e rispondano alle esigenze della popolazione. Investire nella salute mentale è un investimento nel futuro del Guatemala, un futuro di speranza, di guarigione e di benessere per tutti.
Riflettiamo un attimo su quanto abbiamo letto. La resilienza, in termini di psicologia cognitiva, può essere vista come la capacità di riorganizzare positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. È un processo dinamico e complesso, influenzato da fattori individuali, sociali e culturali. Nel contesto del Guatemala, dove le comunità hanno subito traumi collettivi e persistenti disuguaglianze, la resilienza diventa un elemento cruciale per superare le avversità e costruire un futuro più sano e prospero.
Ma andando oltre la nozione di base, possiamo considerare la resilienza come un processo che coinvolge la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione in risposta all’esperienza. Studi recenti hanno dimostrato che le esperienze traumatiche possono alterare la struttura e la funzione del cervello, in particolare nelle aree coinvolte nella regolazione emotiva e nella memoria. Tuttavia, la resilienza può essere promossa attraverso interventi terapeutici che stimolano la neuroplasticità e aiutano le persone a riorganizzare i propri schemi cognitivi ed emotivi.