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- Un giovane su cinque lotta contro ansia e depressione.
- Il rischio di bullismo è 5 volte maggiore tra i giovani con disturbi.
- Tra il 2018 e il 2022 ansia e depressione sono aumentate del 20%.
L’ombra della crisi: salute mentale giovanile sotto pressione
Un’indagine approfondita rivela un quadro allarmante: un giovane su cinque, nella fascia d’età compresa tra gli 8 e i 25 anni, lotta contro ansia e depressione. Questa crisi, amplificata dalle disuguaglianze sanitarie e dall’isolamento sociale innescato dalla pandemia di COVID-19, rappresenta una sfida cruciale per la società contemporanea. I dati del Servizio Sanitario Nazionale inglese evidenziano che il 20,3% dei giovani tra gli 8 e i 16 anni, il 23,3% tra i 17 e i 19 anni e il 21,7% tra i 20 e i 25 anni sono affetti da queste problematiche.
Le difficoltà economiche delle famiglie aggravano ulteriormente la situazione: più di un quarto dei bambini tra gli 8 e i 16 anni con potenziali disturbi mentali (26,8%) proviene da famiglie che non possono permettersi attività extrascolastiche. Inoltre, i ragazzi tra gli 11 e i 16 anni con disturbi mentali hanno un rischio cinque volte maggiore di subire atti di bullismo rispetto ai loro coetanei sani (36,9% contro 7,6%), con un’incidenza maggiore anche nel cyberbullismo (10,8% contro 2,6%).

Il ruolo della società e l’impatto del digitale
Negli ultimi 10-15 anni, si è assistito a un aumento esponenziale dei disturbi mentali tra bambini e giovani, alimentato da un contesto sociale stressante. Guerre, povertà e mancanza di prospettive future contribuiscono a questo malessere. L’avvento degli smartphone e dei social media ha amplificato ulteriormente la sofferenza dei più giovani, alterando la maturazione cerebrale, riducendo il tempo dedicato ad attività creative e compromettendo le ore di sonno, un fattore di rischio primario per i disturbi mentali.
Di fronte a questa realtà, è fondamentale che i genitori riprendano il loro ruolo di educatori, ponendo limiti e offrendo un esempio positivo. I cambiamenti comportamentali nei figli, come l’isolamento, le alterazioni del sonno e dell’alimentazione, il calo del rendimento scolastico e l’aggressività, devono essere considerati campanelli d’allarme. È essenziale intervenire precocemente, cercando aiuto e rafforzando i fattori protettivi, a partire da un ascolto attento.
Strategie e buone pratiche per la salute mentale
Un report dell’Ocse rivela che il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni nei paesi dell’UE. Tra il 2018 e il 2022, la prevalenza di ansia e depressione tra i giovani sotto i 20 anni è aumentata di circa il 20%. La cattiva salute mentale influisce negativamente sui risultati scolastici, con un aumento del 25% della probabilità di ripetere un anno scolastico per gli studenti con disagio mentale.
L’Ocse ha identificato 11 buone pratiche per migliorare la salute mentale dei giovani, raggruppate in tre categorie principali: programmi scolastici, supporto proattivo e accesso rapido alla terapia psicologica. Programmi basati sulla partecipazione tra pari e iniziative di prevenzione del suicidio si sono dimostrati efficaci nel ridurre il disagio mentale e migliorare la partecipazione scolastica.
I fattori di successo comuni includono: accesso facilitato al supporto, utilizzo delle scuole per garantire una copertura universale, miglioramento dell’alfabetizzazione sulla salute mentale e destigmatizzazione della ricerca di aiuto, e interventi personalizzati in base alle esigenze dei giovani.
Un futuro di resilienza: investire nella salute mentale giovanile
La crisi della salute mentale giovanile richiede un intervento urgente e coordinato. È necessario investire in servizi di supporto accessibili e di qualità, promuovere la consapevolezza e la destigmatizzazione dei disturbi mentali, e rafforzare la resilienza dei giovani attraverso il sostegno familiare, scolastico e comunitario. La società deve creare un ambiente più accogliente e inclusivo, in cui i giovani si sentano ascoltati, valorizzati e supportati nel loro percorso di crescita.
La salute mentale dei giovani è un investimento nel futuro. Affrontare questa crisi con determinazione e impegno è fondamentale per costruire una società più sana, equa e prospera.
Oltre la superficie: coltivare la resilienza emotiva
Amici, è chiaro che la salute mentale dei nostri giovani è un tema urgente e complesso. Ma cosa possiamo imparare da tutto questo?
Partiamo da una nozione base di psicologia cognitiva: la resilienza non è un tratto innato, ma una competenza che si sviluppa nel tempo. Proprio come un muscolo, la nostra capacità di affrontare le avversità si rafforza con l’esercizio e il sostegno adeguato.
Ora, una nozione più avanzata: la teoria dell’attaccamento. Questa teoria ci spiega come le nostre prime relazioni con i genitori o caregiver influenzino profondamente la nostra capacità di gestire lo stress e le emozioni. Un attaccamento sicuro, basato sulla fiducia e l’affetto, ci fornisce una base solida per affrontare le sfide della vita.
Quindi, cosa possiamo fare concretamente? Innanzitutto, ascoltiamo i nostri giovani senza giudizio, offrendo loro uno spazio sicuro per esprimere le proprie emozioni. Incoraggiamoli a coltivare relazioni positive e a sviluppare strategie di coping sane, come l’attività fisica, la creatività e la mindfulness. E soprattutto, ricordiamoci che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio.
Riflettiamo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire a creare una società più attenta e sensibile alle esigenze dei nostri giovani? Forse un sorriso, una parola di incoraggiamento, o semplicemente la disponibilità ad ascoltare. Ogni gesto conta, perché insieme possiamo fare la differenza.