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Abbiamo analizzato la tripofobia: ecco cosa ci dice la ricerca

Un nuovo studio svela che la tripofobia potrebbe essere una risposta evolutiva ai pericoli, ecco come Internet ne amplifica la diffusione.
  • Uno studio dell'Università dell'Essex ha esaminato le reazioni di circa 2000 individui a immagini di buchi ravvicinati.
  • Circa un quarto delle persone sensibili alla tripofobia non avevano mai sentito parlare di questa condizione prima dello studio.
  • Dispositivi tecnologici come l'iPhone 11 Pro possono provocare reazioni tripofobiche.

La tripofobia, termine derivato dal greco “trýpa” (buco) e “phóbos” (paura), è una condizione caratterizzata da un’avversione intensa per i pattern di piccoli buchi ravvicinati. Sebbene non sia ufficialmente riconosciuta come una patologia psichiatrica nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), la tripofobia suscita un notevole interesse sia tra i ricercatori che tra il pubblico generale.

Secondo uno studio recente condotto da un team di scienziati guidato da Geoff G. Cole dell’Università dell’Essex, la tripofobia potrebbe essere più di un semplice fenomeno social. Il team ha esaminato le reazioni di circa 2000 individui a immagini di buchi ravvicinati, come i baccelli di semi di loto o il cioccolato aerato. I risultati hanno rivelato che le persone più giovani e le donne sono più suscettibili alla tripofobia, mentre le sensazioni di disagio diminuiscono nei soggetti più anziani. Circa un quarto delle persone sensibili alla tripofobia non avevano mai sentito parlare di questa condizione, suggerendo che potrebbe essere un fenomeno più esteso e reale di quanto si pensasse.

Origini e Sintomi della Tripofobia

Il termine tripofobia è apparso per la prima volta nella letteratura psicologica nel 2013, quando i ricercatori Cole e Wilkins hanno osservato reazioni di disgusto e repulsione in persone esposte a immagini di buchi, come quelli presenti in una spugna o in un alveare. La tripofobia non è una vera e propria fobia, come la talassofobia o la zoofobia, ma è piuttosto legata all’emozione del disgusto. I sintomi della tripofobia includono nausea, mal di testa, prurito e attacchi di panico. Questi sintomi si attivano quando una persona vede un oggetto con buchi vicini o forme che assomigliano a fori.

Le cause della tripofobia sono ancora sconosciute, ma i ricercatori ipotizzano che potrebbe essere una risposta evolutiva a pericoli come animali velenosi o malattie della pelle. Ad esempio, l’immagine di un polpo ad anelli blu, uno degli animali più letali del pianeta, può provocare reazioni di ansia e disgusto. Allo stesso modo, molti rettili, come i serpenti, hanno colorazioni vivaci arricchite da forme circolari percepite come buchi.

Teorie Evolutive e Associazioni Inconsce

Secondo alcuni studi, la tripofobia potrebbe essere una risposta evolutiva a malattie o pericoli. La pelle malata, i parassiti e le condizioni infettive possono essere caratterizzati da buchi sulla pelle o protuberanze. Malattie come la lebbra, il vaiolo e il morbillo potrebbero aver contribuito a sviluppare una repulsione inconscia verso i buchi.

Un’altra teoria suggerisce che i buchi ravvicinati abbiano un aspetto simile alla pelle di alcuni animali velenosi. Le persone potrebbero temere queste immagini a causa di associazioni inconsce. Uno studio del 2013 ha rilevato che le persone con tripofobia rispondono a determinati stimoli visivi in modo diverso rispetto a chi non soffre di questa condizione. Ad esempio, mentre una persona non tripofobica può pensare al miele o alle api quando vede un nido d’ape, una persona tripofobica può avvertire un senso di nausea e disgusto.

Internet e Immagini Trigger

La diffusione della tripofobia è stata notevolmente amplificata dai social media e da internet. Immagini come il “lotus boob”, un fotomontaggio che mostra semi di loto sul seno nudo di una donna, hanno portato la tripofobia all’attenzione del pubblico. Queste immagini trigger possono innescare reazioni di fobia in individui predisposti. Oggetti comuni che possono scatenare la tripofobia includono baccelli di fiori di loto, favi dell’alveare, fragole, formaggio svizzero con buchi, coralli, spugne da bagno e bolle di sapone.

Secondo Geoff Cole, un esperto di tripofobia, anche dispositivi tecnologici come l’iPhone 11 Pro, con la sua fotocamera composta da un gruppo di buchi, possono provocare reazioni tripofobiche. Internet permette di far emergere, circolare e propagare disturbi psicogeni da una parte all’altra del mondo come se fossero virus. Questo fenomeno potrebbe spiegare perché molte persone sviluppano sintomi fobici dopo essere state esposte a immagini trigger online.

Bullet Executive Summary

La tripofobia, sebbene non ufficialmente riconosciuta come una patologia psichiatrica, rappresenta una forma di avversione intensa verso i pattern di piccoli buchi ravvicinati. Le sue origini potrebbero essere legate a risposte evolutive a pericoli come animali velenosi o malattie della pelle. Internet e i social media hanno amplificato la diffusione di questa fobia, esponendo milioni di persone a immagini trigger che possono innescare reazioni di disgusto e ansia.

In conclusione, è importante riconoscere che la tripofobia può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. Se i sintomi limitano la normale vita quotidiana e sono presenti da oltre sei mesi, è consigliabile rivolgersi a un medico o a un professionista della salute mentale. La psicoterapia e le tecniche di rilassamento possono essere utili per affrontare e gestire questa condizione.

*Nozione base di psicologia cognitiva: La tripofobia può essere vista come una risposta evolutiva a stimoli visivi che il cervello umano associa a pericoli potenziali. Questo meccanismo di sopravvivenza, sebbene utile in passato, può diventare disfunzionale nel contesto moderno, causando ansia e disagio.

Nozione avanzata di psicologia comportamentale:* La desensibilizzazione sistematica è una tecnica terapeutica che può essere utilizzata per trattare la tripofobia. Questa tecnica prevede l’esposizione graduale e controllata allo stimolo fobico, combinata con tecniche di rilassamento, per ridurre la risposta di ansia e disgusto associata ai pattern di buchi ravvicinati.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano.(scopri di più)

2 commenti

  1. In realtà, i social media potrebbero amplificare una condizione che è già presente in molte persone. L’articolo fa bene a sollevare l’importanza di riconoscerla per chi ne soffre.

  2. Questo articolo esagera i rischi della tripofobia, non è una vera fobia! I social media stanno solo creando più ansia di quanto ce ne sia realmente.

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