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- La prevalenza di PTSD tra i rifugiati varia dal 3% all'88%.
- Lo studio di Henkelmann et al. (2020) ha rilevato che 1 rifugiato su 3 ha una diagnosi di depressione o PTSD.
- La presenza di disturbi d'ansia è stimata in 1-2 rifugiati ogni 10.
La questione della salute mentale dei migranti è un tema di crescente rilevanza nel panorama della psicologia cognitiva, psicologia comportamentale, e della medicina correlata alla salute mentale moderna. Questo articolo esplora le complesse dinamiche che intercorrono tra migrazione e salute mentale, evidenziando i fattori storici, sociali e istituzionali che influenzano il benessere psicologico dei migranti.
Il Retaggio della Psichiatria Coloniale
La violenza del passato, radicata nel tempo della psichiatria coloniale, si congiunge al razzismo di oggi, creando un intreccio complesso che la psichiatria moderna non può ignorare. La psichiatria coloniale ha spesso ignorato le responsabilità del dominio nella produzione di forme di sofferenza, accontentandosi di valutare se i sintomi delle malattie fossero equamente distribuiti tra diverse popolazioni. Questo approccio ha portato a una comprensione superficiale delle sofferenze psichiche dei migranti, spesso ridotte a mere “caratteristiche culturali”.
Frantz Fanon, nel 2011, ha evidenziato gli effetti psichici della colonia, mostrando come l’alienazione abbia colpito terre, lingue e memorie, influenzando generazioni di persone nelle ex-colonie, molte delle quali sono emigrate nei paesi colonizzatori. Gilles Deleuze, nel 1993, ha sottolineato che il delirio è sempre “storico-mondiale”, attraversando popoli, razze e tribù, infettando la storia universale.
Il Trauma e la Salute Mentale dei Migranti
La psichiatria del trauma si occupa dell’impatto delle vicende traumatiche su milioni di stranieri, richiedenti asilo e rifugiati che si sentono minacciati e vivono come “bersagli”. La schiavitù non è solo un capitolo di storia o un museo sulle coste africane, ma rappresenta il potere di decidere sulla vita o morte di un altro individuo. Questo potere si manifesta oggi nelle esperienze di sfruttamento, controlli alle frontiere e interpellazioni quotidiane da parte delle forze di polizia.
La psichiatria moderna deve fare i conti con la violenza delle istituzioni sanitarie e giudiziarie, e con il razzismo di stato. Esistono due psichiatrie, come diceva Basaglia nel 1968: una per i ricchi e una per i poveri; oggi possiamo aggiungere: una per i bianchi e una per i neri, immigrati e membri delle minoranze. La psichiatria coloniale ha classificato e patologizzato la cultura dell’indigeno, sopprimendo forme di esperienza e lotta politica.
Prevalenza di Disturbi Mentali tra i Migranti
La prevalenza di disturbi psicologici tra i rifugiati è significativamente maggiore rispetto alla popolazione generale. Uno studio pubblicato recentemente (Henkelmann et al., 2020) ha condotto una revisione sistematica e meta-analisi sulla prevalenza di disturbi d’ansia, depressivi e da stress post-traumatico (PTSD) in rifugiati adulti, bambini e adolescenti. La maggior parte dei rifugiati, obbligati a lasciare il proprio paese a causa di violenze, persecuzioni e guerre, sono esposti a stress e eventi traumatici sia nel luogo di origine che durante il viaggio verso aree sicure.
Durante il reinserimento, i rifugiati spesso affrontano il peso della solitudine, della disoccupazione e dell’incertezza riguardo al futuro, contribuendo all’insorgenza di disturbi mentali. Vari studi hanno mostrato una variazione ampia nella prevalenza di psicopatologie nella popolazione rifugiata, con percentuali che vanno dal 3% all’88% per il PTSD e dal 5% all’80% per la depressione.
Lo studio di Henkelmann et al. (2020) ha stimato che 1 rifugiato su 3 presenta una diagnosi di depressione o PTSD, mentre la presenza di disturbi d’ansia è stimata in 1-2 rifugiati ogni 10. Questi dati suggeriscono che la sofferenza mentale è frequente e potrebbe ostacolare il funzionamento degli individui e le loro capacità adattive.
Bullet Executive Summary
La questione della salute mentale dei migranti è complessa e multifattoriale, richiedendo un approccio integrato che tenga conto delle esperienze traumatiche pre-immigrazione e dei fattori post-immigrazione. La psichiatria moderna deve riconoscere e affrontare la violenza delle istituzioni e il razzismo di stato per fornire un supporto adeguato ai migranti.
Nozione base di psicologia cognitiva: La memoria traumatica può influenzare profondamente la salute mentale dei migranti, rendendo difficile il processo di adattamento e integrazione. La comprensione di come i traumi passati influenzano il presente è essenziale per sviluppare interventi terapeutici efficaci.
Nozione avanzata di psicologia comportamentale: Le tecniche di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR) sono state dimostrate efficaci nel trattamento del PTSD. L’implementazione di queste tecniche nei programmi di supporto per i migranti potrebbe migliorare significativamente la loro salute mentale e il loro benessere generale.
In conclusione, la salute mentale dei migranti è una questione urgente che richiede interventi mirati e politiche pubbliche efficaci. La comprensione e l’azione su questi temi possono trasformare la crisi e la solitudine dei migranti in un progetto sociale di alleanza e integrazione.
- Approfondimento sulla vita e le opere di Frantz Fanon, psichiatra e filosofo, che ha influenzato la comprensione della salute mentale dei migranti.
- Sito ufficiale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla salute dei migranti e dei rifugiati, con informazioni sulla salute mentale e sui fattori di rischio
- Approfondimento sulla salute mentale dei rifugiati e richiedenti asilo dall'organizzazione principale per i rifugiati