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Il ritorno di Simone Biles: scopri come ha superato le sfide mentali per tornare alle Olimpiadi

Dopo una pausa di tre anni, Simone Biles torna alla Bercy Arena di Parigi per le Olimpiadi 2024, affrontando le sue paure e dimostrando la sua resilienza.
  • 3 anni di pausa dalla ginnastica per prendersi cura della sua salute mentale.
  • Ha vinto 4 ori e 1 argento ai Campionati del Mondo 2023, portando il suo totale a 37 medaglie.
  • Affronta il caso Larry Nassar, che ha avuto un impatto significativo sulla sua carriera e salute mentale.

Oggi, 28 luglio 2024, la Bercy Arena di Parigi è il palcoscenico per il tanto atteso ritorno di Simone Biles. Il pubblico mondiale della ginnastica attende con ansia le sue evoluzioni, ma per Biles, il vero spettacolo è il primo passo sulla pedana olimpica, un passo che scioglie un nodo che la costringe da tre anni.

Il 27 luglio 2021, durante la finale a squadre femminile di ginnastica artistica dei Giochi di Tokyo, Biles commise un errore al volteggio. Un errore anodino: due avvitamenti e mezzo nella parte aerea, ma eseguì solo uno e mezzo. Con il suo body luccicante, sorrideva all’arrivo dal salto per salutare i giudici, ma qualcosa non andava. Parlotta con gli allenatori Laurent e Cécile Landi, pochi secondi, fa lo zaino e va via. “Provavo vergogna”, racconta nella docuserie Netflix Simone Biles Rising, diretta da Katie Walsh. La docuserie prende il titolo da un tatuaggio che Biles si è fatta l’anno scorso all’altezza della clavicola sinistra: “And still I rise”, un verso della poeta afroamericana Maya Angelou.

Biles, nata a Columbus nel 1997, è la terza di quattro fratelli. A soli tre anni, tutti furono allontanati dalla madre tossicodipendente e passarono due anni in orfanotrofio prima che il nonno adottasse lei e la sorella nel 2003. La ginnastica, iniziata per caso, divenne il suo mezzo per sollevarsi sopra le difficoltà della vita.

Dopo l’uscita di scena a Tokyo, Simone smise di allenarsi e prese una pausa, diventata un adagio energizzante: “Pause is power”. Lei, la ginnasta più premiata della storia con 23 medaglie d’oro ai Mondiali dal 2013 e 4 ori vinti alle Olimpiadi di Rio 2016, abbandonò la ginnastica a causa dei “twisties”, un blocco mentale che impedisce al cervello di comunicare con il corpo durante le acrobazie. “Ti perdi nell’aria, non sai dove ti trovi, quante volte stai girando e non puoi controllarlo. Non distingui l’alto dal basso. È pericoloso. Puoi rischiare di morire. Io non voglio”, spiegò sui social.

Essere una campionessa nell’immaginario collettivo rischia di non lasciare scampo: le aspettative ti divorano. Il ritiro giapponese di Biles ricordò la vicenda di Kerry Strug alle Olimpiadi di Atlanta 1996, che eseguì un volteggio nonostante un grave infortunio alla caviglia, guadagnando l’oro per gli USA ma uscendo in barella. Simone Biles sconfessa questa narrazione. Abbandona la ginnastica per due anni per prendersi cura di sé. Inizia terapia psicologica, torna ad uscire con amici, si innamora e si sposa con Jonathan Owens, giocatore di football. Alla gloria eterna, Simone preferisce la vita.

Il Ritorno alle Olimpiadi di Parigi 2024

L’allenatrice nazionale americana di ginnastica artistica, Chellsie Memmel, ha chiesto di “non metterle troppa pressione”, ma il suo appello è destinato a rimanere inascoltato. Nonostante lo staff cerchi di mantenere un profilo basso per proteggerla da un’attenzione spesso morbosa, è innegabile che alle Olimpiadi di Parigi 2024 molti aspettano Simone Biles. La ginnasta USA torna alle Olimpiadi dopo Tokyo 2020, competizione che abbandonò per prendersi cura della sua salute mentale.

“Amo la ginnastica come prima”, ha detto in un’intervista a L’Equipe. Sa di essere “un’atleta migliore, più matura, intelligente e affidabile”. “Non ho più nulla da dimostrare. Ho riscoperto l’amore per lo sport, l’aspetto divertente, la gioia. Ho obiettivi sportivi, cose che vorrei realizzare. Ma penso che non rimarrò delusa se non ci riuscissi”.

A Tokyo, Biles portò a casa un argento e un bronzo, ma l’opinione pubblica USA non prese bene la sua decisione. Nel documentario Simone Biles Rising su Netflix, molti la consideravano un’atleta al capolinea, viziata e senza più nulla da dare allo sport. “Pensavo sarei stata bandita a vita dagli Stati Uniti, che l’America mi odiasse”, ha dichiarato in un’intervista al podcast statunitense Call Her Daddy.

Il Caso Larry Nassar e la Resilienza di Biles

Il ritiro di Biles è stato segnato anche dal caso Larry Nassar, il medico della nazionale di ginnastica USA condannato a 176 anni di carcere per abusi e violenze sessuali su 250 atlete, spesso minorenni, tra cui Biles stessa. “Ero distrutta, mi sentivo ingenua per anni, credevo fosse normale quello che faceva, ero solo una ragazzina”, ha ripetuto spesso negli anni.

Superare questi momenti non è stato semplice. Tutti credevano che la sua stella fosse spenta, ma lei ha deciso che il finale della sua carriera non era ancora scritto. Dopo essersi dedicata alla cura di sé, sposata con Jonathan Owens dei Chicago Bears, Simone è tornata ad allenarsi nel 2023 e ha gareggiato ai Campionati del Mondo di ginnastica, aggiudicandosi quattro ori e un argento, portando il numero di medaglie conquistate a 37 tra Giochi e Mondiali.

Ora la aspetta un’Olimpiade in cui non ha nulla da dimostrare. Il suo obiettivo quest’anno è solo di divertirsi, ma stando ai risultati eccellenti raccolti nelle gare dell’anno, è probabile che la rivedremo su qualche podio. Ha annunciato di voler presentare un nuovo elemento, una variante del Wilhelm Weiler, un giro in avanti di 540° fino alla verticale.

Bullet Executive Summary

Simone Biles rappresenta un esempio di resilienza e forza interiore. La sua storia ci insegna che prendersi cura della propria salute mentale è fondamentale, anche a costo di sacrificare il successo professionale. La sua decisione di abbandonare le Olimpiadi di Tokyo per prendersi cura di sé ha aperto un dibattito importante sulla salute mentale degli atleti.

Una nozione base di psicologia cognitiva applicabile al tema è il concetto di auto-efficacia, introdotto da Albert Bandura. L’auto-efficacia è la fiducia nelle proprie capacità di affrontare e superare le sfide. Simone Biles ha dimostrato un alto livello di auto-efficacia, prendendo decisioni difficili per il proprio benessere.

Una nozione avanzata di psicologia comportamentale è il modello di resilienza. La resilienza è la capacità di adattarsi positivamente a situazioni avverse. Biles ha mostrato una straordinaria resilienza, non solo tornando a competere ai massimi livelli, ma anche diventando una voce importante per la salute mentale nello sport.

In conclusione, la storia di Simone Biles ci invita a riflettere sull’importanza di ascoltare noi stessi e di dare priorità al nostro benessere mentale, indipendentemente dalle pressioni esterne. La sua capacità di risollevarsi e di continuare a eccellere è un esempio potente per tutti noi.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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