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- Ricerca su 71 individui: controllo materno e interconnettività cerebrale.
- Studio su 82 soggetti: genitorialità problematica e disregolazione emotiva.
- L'oms dovrebbe includere il controllo genitoriale eccessivo.
Nuove prospettive sulla genitorialità disfunzionale: l’ombra del controllo eccessivo
La ricerca accademica sta ampliando la nostra comprensione delle dinamiche familiari disfunzionali, spostando l’attenzione oltre le forme tradizionali di abuso e negligenza. Studi recenti, pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, mettono in luce come il controllo genitoriale eccessivo possa rappresentare una forma insidiosa di maltrattamento, con conseguenze significative sullo sviluppo emotivo e neuropsicologico dei bambini. Questi studi, condotti dall’Università di Torino in collaborazione con l’Università Europea di Roma, aprono nuove prospettive sulla comprensione dei traumi relazionali infantili.
L’impatto neuropsicologico del controllo genitoriale
La prima indagine, condotta su un gruppo di giovani adulti, nello specifico 71 individui, si è servita dell’elettroencefalografia (EEG) al fine di esaminare le interazioni funzionali tra le principali reti neurali.
I risultati hanno mostrato una forte connessione tra la percezione di un controllo materno stringente e un incremento dell’interconnettività nella banda theta tra la Salience Network e la Central Executive Network.
Tale configurazione neurofisiologica fa pensare ad una tendenza a percepire l’ambiente circostante come fonte di potenziale pericolo, una caratteristica comune a coloro che hanno subito una iperprotezione eccessiva durante l’infanzia.
La seconda ricerca, che ha visto la partecipazione di 82 soggetti, si è focalizzata sull’influenza di una genitorialità problematica nel modulare le reazioni cerebrali a stimoli relativi all’attaccamento affettivo.
Avvalendosi dell’Adult Attachment Projective (AAP), i ricercatori hanno rilevato un’intensificazione dell’interazione nella banda alpha tra la corteccia cingolata anteriore e il giro sopramarginale sinistro, direttamente proporzionale alla disregolazione emotiva.
Questo dato suggerisce che l’attivazione del sistema di attaccamento in persone con un passato di genitorialità disfunzionale può scatenare risposte neurofisiologiche anomale, collegate a difficoltà nell’integrazione mentale e nella gestione delle emozioni.

Verso una definizione più ampia di maltrattamento infantile
Attualmente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce quattro forme principali di maltrattamento infantile: abuso fisico, abuso sessuale, abuso emotivo e trascuratezza. Tuttavia, i risultati di questi studi suggeriscono la necessità di ampliare questa definizione, includendo anche il controllo genitoriale eccessivo. *Quest’ultima ipotesi rappresenta un avanzamento rilevante nella comprensione del nesso tra le esperienze vissute in età infantile e la salute psichica, aprendo orizzonti a nuove strategie di intervento e a misure di profilassi. La Prof.ssa Rita Ardito, coordinatrice del gruppo di ricerca dell’Università di Torino, sottolinea come il controllo eccessivo possa limitare l’esplorazione dell’ambiente e l’autonomia del bambino, impedendogli di sviluppare fiducia in sé stesso e capacità decisionali. Questo, a lungo termine, può portare a problemi di ansia, depressione e difficoltà relazionali. Come evidenzia la Prof.ssa Rita Ardito, responsabile del team di ricerca presso l’ateneo torinese, l’eccessivo controllo può circoscrivere le occasioni di scoperta del mondo circostante e la libertà del minore, ostacolandone lo sviluppo dell’autostima e delle abilità decisionali.*
Implicazioni cliniche e prospettive future: oltre l’iperprotezione
Questi studi offrono importanti spunti per la pratica clinica. Innanzitutto, evidenziano la necessità di valutare attentamente lo stile genitoriale durante la valutazione psicologica di bambini e adolescenti con problemi emotivi o comportamentali. In secondo luogo, suggeriscono che gli interventi terapeutici dovrebbero mirare non solo a riparare i danni causati da abusi e negligenza, ma anche a promuovere uno stile genitoriale più equilibrato e rispettoso dell’autonomia del bambino. Infine, sottolineano l’importanza di sensibilizzare i genitori sui potenziali effetti negativi del controllo eccessivo, incoraggiandoli a favorire l’esplorazione, l’indipendenza e la fiducia in sé stessi dei propri figli. Il futuro della ricerca in questo campo dovrebbe concentrarsi sull’identificazione dei meccanismi specifici attraverso i quali il controllo genitoriale eccessivo influenza lo sviluppo cerebrale e la regolazione emotiva, nonché sullo sviluppo di interventi preventivi efficaci.
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Riflessioni conclusive: Il delicato equilibrio tra protezione e autonomia
La ricerca evidenzia un aspetto cruciale della genitorialità: il delicato equilibrio tra protezione e autonomia. Un genitore iperprotettivo, pur animato dalle migliori intenzioni, può involontariamente soffocare lo sviluppo emotivo e cognitivo del proprio figlio.
Una nozione base di psicologia cognitiva ci ricorda che i bambini apprendono attraverso l’esplorazione e la sperimentazione. Limitare queste opportunità può ostacolare lo sviluppo di competenze fondamentali come la risoluzione dei problemi e l’adattamento ai cambiamenti.
Una nozione avanzata ci introduce al concetto di “mentalizzazione”, ovvero la capacità di comprendere i propri e gli altrui stati mentali. Un genitore eccessivamente controllante può interferire con lo sviluppo di questa capacità nel bambino, rendendolo meno consapevole delle proprie emozioni e più dipendente dalle aspettative altrui.
Riflettiamo: quanto spesso, nel tentativo di proteggere i nostri cari, finiamo per limitare la loro libertà e il loro potenziale? Forse, il vero amore genitoriale risiede nella capacità di offrire un sostegno sicuro, pur lasciando spazio all’autonomia e alla crescita individuale.