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- La Società Italiana di Psichiatria rileva che il tasso di obesità tra chi soffre di disturbi psichiatrici è doppio rispetto al resto della popolazione.
- Oltre il 60% dei bambini tra i 5 e i 13 anni mangia per reagire agli stati emotivi, mettendoli a rischio di obesità.
- Le moderne terapie psicofarmacologiche cercano di limitare l'aumento dell'appetito, contrastando i pregiudizi comuni.
Obesità e Salute Mentale: Un Legame Complesso
L’obesità è una condizione che, oltre a rappresentare una sfida fisica, si intreccia profondamente con la salute mentale. Stando a ciò che afferma la Società Italiana di Psichiatria (SIP), tra coloro che soffrono di disturbi psichiatrici il tasso dell’obesità è doppio rispetto al resto della popolazione. Questo fenomeno non è attribuibile esclusivamente alle terapie psicofarmacologiche, come spesso si crede, ma piuttosto alle alterazioni neurovegetative che molti disturbi mentali comportano, influenzando l’appetito. La fame emotiva, o emotional eating, è un comportamento che si manifesta quando il cibo viene utilizzato come mezzo per affrontare emozioni negative, ma anche positive, come gioia o eccitazione. Questo comportamento può portare a un aumento di peso e, in alcuni casi, a obesità, creando un circolo vizioso di disagio emotivo e fisico.
Infanzia e Adolescenza: Un Focus Cruciale
La SIP sottolinea l’importanza di concentrarsi sull’infanzia e l’adolescenza per prevenire l’obesità legata a disturbi mentali. Ricerche recenti rivelano che oltre il 60% dei bambini tra i 5 e i 13 anni si alimenta reagendo ai propri stati emotivi. Questo comportamento, se non riconosciuto e gestito precocemente, può avere conseguenze a lungo termine, come l’aumento di peso e il rischio di sviluppare malattie metaboliche. L’educazione alimentare e la promozione di uno stile di vita attivo sono essenziali per affrontare questo problema. Inoltre, è fondamentale riconoscere i segnali precoci di vulnerabilità alla psicopatologia per intervenire tempestivamente.
Il Ruolo della Psicofarmacologia Moderna
Nonostante i pregiudizi ancora presenti, le moderne terapie psicofarmacologiche mirano a limitare l’aumento dell’appetito, un effetto collaterale comune di alcuni farmaci. Tuttavia, è importante sottolineare che molti disturbi mentali si associano ad alterazioni dell’appetito, che possono precedere l’insorgenza di obesità. L’uso del cibo come automedicazione è un meccanismo di mantenimento del comportamento che può essere paragonato alle dipendenze da sostanze. Questo comportamento maladattativo, spesso messo in atto per minimizzare il disagio emotivo, finisce per aumentarlo, suscitando sentimenti di colpa intensi.
Una Prospettiva di Prevenzione e Consapevolezza
Essere consapevoli delle modalità con cui ci relazioniamo al cibo, sia in modo adattivo che disfunzionale, è cruciale per identificare precocemente chi potrebbe essere a rischio di disturbi psicologici. Un approccio personalizzato, basato su educazione alimentare, attività fisica e, nei casi più complessi, trattamenti farmacologici o chirurgici, è essenziale per affrontare l’obesità infantile. La prevenzione deve iniziare sin dall’età evolutiva per evitare che comportamenti maladattativi si radichino e portino a conseguenze più gravi.
