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Robin Gosens rompe il silenzio sulla salute mentale nel calcio

L'intervista esclusiva di Robin Gosens a Cronache di Spogliatoio svela le sfide psicologiche dei calciatori e la necessità di un supporto professionale.
  • Robin Gosens ha parlato per 45 minuti su psicologia e salute mentale in un'intervista.
  • Gosens è assistito da una psicoterapeuta e ha una laurea in Psicologia.
  • Nel 2022, l'Associazione Italiana Calciatori e la Lega Pro hanno lanciato il programma di supporto psicologico 'You'll Never Walk Alone'.

Mercoledì 25 settembre, il media sportivo Cronache di Spogliatoio ha pubblicato su YouTube una lunga intervista al calciatore tedesco della Fiorentina, Robin Gosens. Non era la solita intervista a un calciatore, poiché Gosens ha parlato per quasi 45 minuti di psicologia, benessere e salute mentale. Questi temi, in relazione al calcio, sono stati affrontati solo negli ultimi anni e rimangono ancora in gran parte inesplorati, soprattutto in Italia.

La percezione comune è che i calciatori, essendo persone privilegiate che guadagnano molti soldi, dovrebbero sentirsi fortunate e non avere problemi di salute mentale. Tuttavia, Gosens ha cercato di smontare questa narrazione. È assistito personalmente da una psicoterapeuta e ha conseguito una laurea in Psicologia. Nell’intervista, ha dichiarato: «Nel calcio e nella società, i problemi mentali sono un tabù. Ho la sensazione che vengano ancora visti come debolezza, quindi i calciatori e le persone in generale scelgono di stare muti, di non parlare, che però è la cosa peggiore che possano fare».

Pur riconoscendo i privilegi di cui godono i calciatori, Gosens ha sottolineato che «la gente deve capire che un giocatore con tanti soldi può avere problemi a livello familiare e mentale, per i quali non basta comprare una medicina: con tanti soldi non ti puoi comprare la salute».

La Pressione e le Aspettative sui Calciatori

Le pressioni e le aspettative sui calciatori sono sempre più alte, e le critiche di tifosi e stampa sono difficili da gestire senza gli strumenti giusti. Proprio per questo motivo, Gosens ritiene essenziale che ogni squadra sia dotata di uno psicologo che possa offrire ai giocatori un supporto nei momenti di difficoltà. L’ex calciatore inglese Clarke Carlisle, che per anni ha sofferto di depressione, ha detto: «Per un club di calcio sei solo un asset. Stanno investendo soldi su di te e per farlo controllano tutti gli aspetti possibili della tua vita. Ti dicono cosa pensare, come pensare, come elaborare una situazione, con chi parlare, cosa dire, come dirlo, cosa non dire, da chi stare lontano. Ti modellano su un’immagine e una vita confezionata dal tuo datore di lavoro, per l’intera durata del tuo contratto: questo ti deforma la mente».

Oggi, diverse squadre stanno inserendo nel loro staff professionisti con il compito di dare sostegno psicologico ai giocatori sin dalle giovanili. Questo è particolarmente importante quando sono ragazzini o bambini e devono affrontare il distacco da casa, le prime pressioni esterne e soprattutto convivere con l’idea che potrebbero non riuscire a diventare calciatori di successo. «Un giovane in questo mondo giustamente fa fatica, perché deve ancora crescere e deve avere la libertà di fare errori», ha detto Gosens.

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Il Rischio della Performance Ossessiva

Il rischio, tuttavia, è che questo sostegno possa essere visto non come un aiuto, ma come uno dei tanti mezzi che un calciatore deve sfruttare per migliorare le prestazioni. Lo psicologo potrebbe essere percepito come un altro strumento per ottimizzare le loro capacità, piuttosto che come una risorsa per il benessere personale. Questa fissazione sulla performance vede la propria origine in un contesto di mascolinità tossica consistente, dove mostrare fragilità o dubbio non è tollerato. Gosens ha parlato di quando in estate non è stato convocato dalla Nazionale tedesca per gli Europei in Germania: «È stato un sogno talmente grande che non mi vergogno a dire che ho pianto».

In Italia, sono nate anche alcune iniziative collettive. Ad esempio, l’Associazione Italiana Calciatori e la Lega Pro nel 2022 hanno proposto “You?ll Never Walk Alone”, un programma di affiancamento psicologico per calciatori professionisti. La FIGC organizza attualmente corsi formativi per psicologi del calcio, il mestiere che Gosens vorrebbe fare una volta terminata la carriera di calciatore.

Il Dibattito Pubblico sulla Salute Mentale degli Atleti

A livello di dibattito, le questioni legate alla salute mentale dei calciatori sono ancora trattate come un tabù. Oggi si parla con maggiore frequenza del benessere fisico dei calciatori e del fatto che si giochi troppo, ma la parte psicologica è ancora poco considerata nell’analisi calcistica. I calciatori stessi non ne parlano, in parte perché sanno di non trovare un ambiente favorevole a farlo. Un’intervista come quella di Cronache di Spogliatoio è un caso eccezionale per queste ragioni, anche quando Gosens dice cose apparentemente banali come «ci si dimentica che non siamo solo giocatori ma siamo anche umani, abbiamo problemi, non sempre ci alziamo con il piede giusto, di conseguenza ci sono giorni in cui non stiamo bene».

Rispetto all’Italia, in Inghilterra e negli Stati Uniti il discorso pubblico sulla salute mentale di calciatori e atleti è già ben più avanzato. Lo scorso anno, il centrocampista inglese Dele Alli aveva partecipato a un’intervista con l’ex calciatore Gary Neville, durante la quale ha narrato la sua complessa infanzia, gli abusi subiti, oltre alla sua battaglia contro depressione, alcol e droghe. Fino a quel momento, Alli era stato spesso giudicato come un calciatore che aveva sprecato un grande talento per mancanza di carattere e di impegno. L’intervista ha modificato la percezione che la gente aveva di lui, offrendo una visione alternativa e alimentando un dibattito costruttivo e vantaggioso.

Bullet Executive Summary

La recente intervista di Robin Gosens rappresenta un passo significativo verso la normalizzazione della discussione sulla salute mentale nel mondo del calcio. La sua apertura e competenza nel trattare questi temi offrono una visione nuova e necessaria, sfidando gli stereotipi e mettendo in luce le pressioni e le sfide psicologiche che i calciatori affrontano. La salute mentale è un aspetto cruciale del benessere complessivo e deve essere trattata con la stessa serietà della salute fisica.

Una nozione base di psicologia cognitiva applicabile a questo contesto è il concetto di resilienza, ovvero la capacità di un individuo di affrontare e superare le avversità. La resilienza può essere sviluppata attraverso il supporto psicologico, permettendo ai calciatori di gestire meglio le pressioni e le aspettative.

Una nozione avanzata di psicologia comportamentale è il concetto di auto-efficacia, introdotto da Albert Bandura. L’auto-efficacia si riferisce alla fiducia di una persona nelle proprie capacità di eseguire comportamenti necessari per produrre risultati specifici. Aumentare l’auto-efficacia dei calciatori attraverso interventi psicologici mirati può migliorare non solo le loro prestazioni sportive, ma anche il loro benessere mentale complessivo.

Riflettendo su questi concetti, è evidente che il benessere mentale degli atleti non è solo una questione di prestazioni, ma di umanità. La salute mentale deve essere una priorità, non solo per migliorare le performance, ma per garantire una vita equilibrata e soddisfacente.

Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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